Ringalluzzito da un buon risultato accademico e con la piena intenzione di non dedicarmi oggi ad altro che non sia svago, torno ad aggiornare il blog con un argomento di cui avevo trattato più di un anno fa e che è stato oggetto di ben due quesiti referendari.

Ovviamente sto parlando della gestione e della distribuzione dell’acqua, che avevo analizzato in “Perché non privatizzare l’acqua” in cui avevo evidenziato alcuni punti fortemente negativi della precedente legislazione contenuta nel Decreto Ronchi prima ancora che si iniziasse la raccolta firme per chiederne l’abrogazione. Della serie “non è che ci volesse un genio”…

La normativa contenuta nell’articolo 23-bis ricalcava in alcune parti la direttiva europea in materia, con diversi passaggi che superavano la succitata direttiva in quanto a spinta verso la privatizzazione, e prevedevano che:

il pubblico, che sia lo stato, la regione la provincia o il comune non può e non potrà più gestire la distribuzione dell’acqua salvo nel caso in cui le condizioni del mercato non rendano la stessa impossibile. Detta in altri termini il pubblico dovrà distribuire l’acqua dove non c’è e non potrà nemmeno concorrere per distribuirla dove c’è.

Questo punto della normativa italiana è stato spazzato via dal primo quesito referendario, che ha visto la maggioranza assoluta (circa il 51,5%) degli italiani sia residenti in Italia che all’estero affermare la volontà di abrogare l’articolo 23-bis  del D.L. 133/2008.

Alcuni commentatori di destra, evidentemente sofferenti di forti bruciori si stomaco dopo la sonorosissima sconfitta che li ha visti perdenti nonostante il ricorso ad una tattica unfair come quella del non-voto che li ha visti partire con un vantaggio di circa il 30% di elettori che si astengono fisiologicamente ad ogni votazione, hanno affermato che con questa abrogazione si è buttato via il bambino assieme all’acqua sporca, cancellando anche il richiamo alla benefica concorrenza alla pari tra pubblico e privato che era prevista nell’articolo abrogato. Read the rest of this entry »

Come previsto con largo anticipo, alla fine l’ennesimo Multilevel Marketing è caduto vittima del buon lavoro dell’Agenzia Garante della Concorrenza e del Mercato. Solitamente non ne parlerei nemmeno, ma questa volta c’è una questione personale che mi motiva.

Circa un anno fa un conoscente si è insistentemente fatto sentire chiedendomi di incontrarlo poiché doveva assolutamente chiedermi una cosa. Complice la distanza dal mio paese natio, ho cercato di capire in cosa potessi essergli utile, ma la sua reticenza mi ha fatto insospettire.
Un rapido controllo sul profilo facebook e successiva ricerca su google risolveva l’arcano: mi trovavo di fronte alla prima proposta di inculata passiva lavoro all’interno di un Multilevel Marketing!

Nella fattispecie si tratta di un classico MLM in cui il prodotto venduto ha un ruolo assolutamente marginale -115€ per tre litri di succo di frutta – e la parte da leoni la fa’ la ricerca di creduloni persone disposte a distribuire il prodotto, ovviamente accollandosi tutti i rischi di non riuscire a vendere e tenersi migliaia di euro di un succo di frutta esotico, con la paventata prospettiva di riuscire a diventare milionari e di successo, il tutto mentre il succo di frutto al mangostano ti cura dalle malattie che hai e previene da quelle che non hai ancora contratto, incurabili come il Parkinson comprese.

Per mia fortuna avevo già analizzato il sistema dei MLM durante diversi corsi universitari alla facoltà di economia dalla quale mi ero appena laureato e mi era ben chiara non solo l’insostenibilità di una tale struttura a livello generale ma anche le scarse prospettive di riuscire ad andarci a pari, figuriamoci a guadagnarci.

Questo mio conoscente dopo essere stato rassicurato sul fatto che preferivo amputarmi un arto piuttosto che entrare a far parte di un MLM non deve aver gradito la discussione economica sull’insostenibilità di una tale struttura e sulla provenienza dei proventi dei furbastri promotori in cima alla piramide dalla grande massa di boccaloni acquirenti/rivenditori alla base, tant’è che dopo quella discussione mi ha cancellato dai contatti di facebook.

Questa cosa mi colpì, non tanto per via del rapporto che c’era o perché non me lo aspettavo, ma proprio perché confermava il fatto che le strategia di Marketing che si usano per cercare di fare soldi finisce per bruciare e distruggere i rapporti non con sconosciuti ma con le persone che si conoscono, con gli amici ed anche con i famigliari.
Una cosa di cui ero a conoscenza sia per via di passate brutte esperienze che mi erano state raccontate, sia per via delle analisi fatti ai corsi economia, ma che mi fece comunque un brutto effetto.

Anyway, tornando all’attualità è di un paio di mesi fa la notizia che la XanGo, società internazionale che produce questi succhi di frutta, è stata condannata, e non ad una multa ma proprio a cessare l’attività in quanto il Multi-level Marketing che questa società ha come incentivo economico primario “il mero reclutamento di nuovi soggetti piuttosto che la capacità (dei distributori ndr.) di vendere o promuovere la vendita di beni o servizi determinati direttamente o attraverso altri componenti la struttura” e per questo è stata condannata ad interrompere il reclutamento di nuovi distributori ed a eliminare i supposti effetti benefici, curativi e/o miracolosi dai materiali promozionali dei distributori, in attesa della sentenza definitiva.

La XanGo si è appellata al TAR del Lazio, ma come era facile intuire una tale presa di posizione da parte dell’AGCM è altrettanto facile prevedere che il TAR rigetterà l’appello della XanGo. Tempi bui per i rivenditori, sbrigatevi a vendere le scorte!

Update: Nel frattempo il Tar del Lazio ha rigettato la richiesta di provvedimento d’urgenza, si attende l’esito di quello regolare.

Di seguito potete trovare il provvedimento di condanna dell’AGCM ed un link per la versione pdf.

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Torno ad aggiornare il blog con una valutazione personale della riforma punto su punto a partire da un articolo de Il messaggero

I punti della riforma Gelmini

ROMA – Lotta a sprechi e “parentopoli” (no concorsi a chi ha parenti fino al quarto grado); stop ai rettori a vita; autonomia delle università coniugata con una forte responsabilità finanziaria, scientifica, didattica; atenei autonomi ma che devono rispondere delle loro azioni, e se saranno gestiti male riceveranno meno finanziamenti; soldi solo in base alla qualità e fine dei finanziamenti a pioggia. Reclutamento e governance secondo criteri meritocratici e di trasparenza. Sono queste le novità principali della riforma dell’università approvata in seconda lettura dalla Camera e che andrà ora al Senato.

Analizziamo.

- ADOZIONE DI UN CODICE ETICO per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. Alle università che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti del Ministero.

Positivo, un codice etico dovrebbe essere introdotto da tutti gli atenei. Il problema a quel punto dovrà essere il farlo rispettare, visto che già oggi in molti casi di abusi il codice etico era già stato scritto, rimanendo lettera morta. In ogni caso è un passo nella direzione giusta.

- LIMITE MASSIMO complessivo di 6 anni al MANDATO DEI RETTORI, inclusi quelli già trascorsi prima della riforma. Un rettore potrà rimanere in carica un solo mandato.

Positivo introdurre un limite alle volte che è possibile candidarsi, ma trovo sbagliata la suddivisione. Invece che dare un solo mandato lungo, che da una parte toglie la possibilità di rimanre in carica per sempre dall’altra elimina completamente la responsabilizzazione del rettore, visto che in ogni caso non si potrà ricandidare, avrei fatto così come qui a Pisa (e come si fà con i presidenti USA), mandato di 4 anni per un massimo di due mandati.

- DISTINZIONE NETTA DI FUNZIONI TRA SENATO E CDA: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il CdA ad avere la responsabilità chiara delle assunzioni e delle spese.

Molto male. Questo è uno dei punti contestati dagli studenti e che io avevo già riportato. In pratica il senato accademico (organo elettivo, che elegge rappresentati di tutte le categorie all’interno dell’università) viene esautorato da gran parte dei propri poteri e viene posto al di sotto del CDA al cui interno non sono egualmente rappresentate le istanze del mondo universitario (vedi punto successivo).
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October 18, 2010 | In: Politica, Social

Articolo 3

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»


(Art.3 Costituzione Italiana)

September 25, 2010 | In: Politica

Leggi Ad Personam

Una lista delle 37 (and counting) leggi Ad Personam approvate dai governi berlusconiani. Utile come reference guide nel caso si voglia discutere con qualche berlusconiano, visto che stanno iniziado a prendere coraggio e non solo ammettere le loro preferenze politiche, ma pretendono di difendere pure.

Per quanto ci si possa discutere poi…

1. Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I, vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” inducono la Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito dopo un colloquio con Berlusconi. E le altre trentasei…

2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purchè riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”. La neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.
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Torno ad aggiornare il blog parlando di un problemino con cui mi sono scontrato ultimamente.

In pratica quando effettuavo una ricerca inserendo la query desiderata nella barra degli indirizzi e non nella finestra di ricerca sulla destra mi venivano visualizzati i risultati di yahoo sponsorizzati da una toolbar che avevo installato. Non utilizzandola più ho cercato di risolvere il problema disinstallandone il relativo add-on, ma questo non ha ripristinato il motore di ricerca precedente.

Cercando con il mio fido google non ho trovato nessuna guida che mi suggerisse la procedura, sono andato avanti a tentoni fino a che non ho trovato la soluzione che ora vi espongo:

Aprite una nuova tab e digitate nella barra degli indirizzi about:config. Vi verrà mostrato un messaggio di avvertimento per farvi capire che le modifiche che apporterete potrebbero minare il funzionamento del programma. Promettete che agirete con cautela cliccando il relativo bottone e vi troverete di fronte ad una lunga sequenza di chiavi dal significa oscuro. Read the rest of this entry »

Dopo una lunga assenza torno ad aggiornare il blog con un argomento di cui mi ero già interessato: l’acqua. Questa sera sono rimasto a casa e su indicazione di un conoscente ho seguito la trasmissione “Presa diretta” dal titolo Acqua Rubata. Pur essendo a conoscenza di questa nuova grande corsa all’oro da parte di alcune multinazionali, principalmente grazie al mio professore di Economia politica applicata , rimango ogni volta sconvolto dalla vastità della truffa che si stà preparando.

La trasformazione in legge della normativa europea offre delle prospettive terrificanti: il pubblico, che sia lo stato, la regione la provincia o il comune non può e non potrà più gestire la distribuzione dell’acqua salvo nel caso in cui le condizioni del mercato non rendano la stessa impossibile. Detta in altri termini il pubblico dovrà distribuire l’acqua dove non c’è e non potrà nemmeno concorrere per distribuirla dove c’è.

Questa scelta segue un principio europeo secondo il quale la concorrenza del privato è la migliore condizione per offrire un servizio, sia anche la distribuzione del bene più prezioso dell’universo, fondante per la possibilità dell’esistenza della vita. Ebbene secondo me si è scelto di rinunciare all’universalità del diritto all’acqua per sostituirlo con quello della concorrenza.
Questo ragionamento è aberrante ma ho purtroppo oramai capito che interessa molto poco alla stragrande maggioranza dei miei compatrioti molto più legati ai sentimenti de panza. Passando quindi alle implicazioni pratiche ed economiche di questo sistema è possibile che qualcuno si senta maggiormente stimolato a capirne un pò di più su quello che sta accadendo ed accadrà nel prossimo futuro (a partire dal 1 dicembre 2013). Read the rest of this entry »

November 25, 2009 | In: Politica

I processi pre-94 di Berlusconi

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, minacciato di sfratto da Silvio Berlusconi tre giorni fa in caso di mancata approvazione della legge che ammazza i suoi processi, comunica: “Nessuno è riuscito a rispondere alla domanda su come mai tutte le inchieste si sono concentrate su Berlusconi soltanto dal 1994 in poi, mai per fatti funzionali alla sua attività politica, ma per fatti che vanno dal 1994 a ritroso”.

Caro ministro, le rispondiamo noi. Primo: le inchieste su Berlusconi e le sue aziende sono iniziate ben prima del ‘94. Secondo: i processi attualmente in corso per la corruzione di Mills e per i fondi neri Mediaset riguardano reati successivi al ‘94 a ritroso, dunque nemmeno volendo i magistrati avrebbero potuto scoprirli e perseguirli prima che fossero commessi. Piccolo promemoria, a beneficio del cosiddetto Guardasigilli.

1979, 12 novembre. Massimo Maria Berruti, maggiore della Guardia di finanza, guida un’ispezione all’Edilnord Centri Residenziali e interroga Silvio Berlusconi su presunte irregolarità tributarie. Berlusconi, mentendo, sostiene di essere un “semplice consulente” Edilnord per la “progettazione e della direzione generale di Milano 2”. Invece è il proprietario della società. Berruti si beve tutto, e chiude e chiude l’ispezione. Nel 1980 si congeda e poi diventa un consulente Fininvest.

1983. La Guardia di Finanza di Milano mette sotto controllo i telefoni di Berlusconi per un presunto traffico di droga. L’indagine sarà poi archiviata. Read the rest of this entry »

November 20, 2009 | In: Economy, Opinion

Dai da bere solo ai ricchi

Mentre il nostro governo scuda capitali evasi ed i frutti delle attività illecite, cancella con un colpo di spugna processi penali per omicidio colposo, bancarotta fraudolenta, corruzione, concussione, falsa testimonianza e quant’altro ed obbliga le regioni ad affidare la distribuzione dell’acqua alle multinazionali, in Francia, dove questo obbligo è stato introdotto molti anni fà, si inizia a fare dei bilanci di questa disastrosa scelta.

Ancora poche settimane e l’intera gestione delle acque potabili parigine ritornerà nelle mani del Comune. Sin dallo scorso maggio il sindaco Bertrand Delanoë aveva annunciato alla cittadinanza la decisione di ritornare ad una gestione idrica pubblica e di non rinnovare i contratti di distribuzione e fatturazione delle acque parigine alle multinazionali francesi Veolia e Suez, in scadenza il prossimo 31 dicembre. Dal 1° gennaio 2010 l’intero servizio idrico passerà nelle mani di un Ente di diritto pubblico che si chiamerà EAU DE PARIS e che si occuperà di ogni singola fase: dalla captazione delle fonti alla fatturazione. E’ stato calcolato che, grazie alla ri-municipalizzazione, il Comune risparmierà 30 milioni di euro l’anno, che serviranno sia a migliorare la rete idrica, sia a stabilizzare il prezzo di 2,77 euro al metro cubo fino al 2014. Read the rest of this entry »

November 1, 2009 | In: Opinion

L’alta velocità

La TAV è un infrastruttura sulla carta molto utile, uso molto spesso il treno e penso che potrebbe diventare un ottimo mezzo per collegare le città Italiane. Ci sono però molti punti su cui non sono d’accordo o su cui ho dei dubbi.

Innanzitutto la gestione del progetto e degli appalti: scandalosa. Come ogni volta in Italia abbiamo sprecato un fiume di soldi, c’è stato un sevizio di report illuminante al riguardo in cui veniva messo a confronto il nostro modello di aste e gestione degli appalti con quello francese dove veniva messo in risalto il fatto che per costruire una tratta ferroviaria con le stesse caratteristiche noi abbiamo pagato 4 volte il loro costo.

Passiamo poi al trasporto locale: è vero che la creazione di nuovi binari dovrebbe semplificare il trasporto regionale dei pendolari, ma l’attuale trend è quello della diminuzione del numero di viaggi regionali, in conseguenza di un ottica imprenditoriale che vuol far passare l’idea di un trasporto ferroviario come servizio privato e non più di pubblica utilità. Non è così, il trasporto locale dovrebbe essere garantito per un livello minimo, in un ottica di promozione di un servizio di trasporto maggiormente eco-compatibile rispetto all’automobile e non finalizzato esclusivamente al bilancio annuale. Ragionare imprenditorialmente (ovvero con economicità) non deve precludere una finalità ed una garanzia di offerta pubblica del servizio. Senza parlare poi del servizio che viene offerto in alcune regioni come il Lazio e la Lombardia. Manco stessero trasportando ebrei ai campi di concentramento. Read the rest of this entry »

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