December 1, 2010 | In: Opinion, Uncategorized

Analisi della “riforma” dell’Università

Torno ad aggiornare il blog con una valutazione personale della riforma punto su punto a partire da un articolo de Il messaggero

I punti della riforma Gelmini

ROMA – Lotta a sprechi e “parentopoli” (no concorsi a chi ha parenti fino al quarto grado); stop ai rettori a vita; autonomia delle università coniugata con una forte responsabilità finanziaria, scientifica, didattica; atenei autonomi ma che devono rispondere delle loro azioni, e se saranno gestiti male riceveranno meno finanziamenti; soldi solo in base alla qualità e fine dei finanziamenti a pioggia. Reclutamento e governance secondo criteri meritocratici e di trasparenza. Sono queste le novità principali della riforma dell’università approvata in seconda lettura dalla Camera e che andrà ora al Senato.

Analizziamo.

- ADOZIONE DI UN CODICE ETICO per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. Alle università che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti del Ministero.

Positivo, un codice etico dovrebbe essere introdotto da tutti gli atenei. Il problema a quel punto dovrà essere il farlo rispettare, visto che già oggi in molti casi di abusi il codice etico era già stato scritto, rimanendo lettera morta. In ogni caso è un passo nella direzione giusta.

- LIMITE MASSIMO complessivo di 6 anni al MANDATO DEI RETTORI, inclusi quelli già trascorsi prima della riforma. Un rettore potrà rimanere in carica un solo mandato.

Positivo introdurre un limite alle volte che è possibile candidarsi, ma trovo sbagliata la suddivisione. Invece che dare un solo mandato lungo, che da una parte toglie la possibilità di rimanre in carica per sempre dall’altra elimina completamente la responsabilizzazione del rettore, visto che in ogni caso non si potrà ricandidare, avrei fatto così come qui a Pisa (e come si fà con i presidenti USA), mandato di 4 anni per un massimo di due mandati.

- DISTINZIONE NETTA DI FUNZIONI TRA SENATO E CDA: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il CdA ad avere la responsabilità chiara delle assunzioni e delle spese.

Molto male. Questo è uno dei punti contestati dagli studenti e che io avevo già riportato. In pratica il senato accademico (organo elettivo, che elegge rappresentati di tutte le categorie all’interno dell’università) viene esautorato da gran parte dei propri poteri e viene posto al di sotto del CDA al cui interno non sono egualmente rappresentate le istanze del mondo universitario (vedi punto successivo).

- IL CDA avrà almeno 3 membri esterni su 11. Il presidente potrà essere esterno. Presenza qualificata degli studenti negli organi di governo.

Male invece a mio giudizio l’ingresso OBBLIGATORIO di un numero minimo di esterni, in rappresentanza degli interessi privati. Io ero rimasto al 40%, mentre la proporzione risulta adesso variabile a seconda del numero di membri. In ogni caso questa spinta verso la “privatizzazione” dei CDA spinge nel verso di un obbligo di commistione di interessi che tanto simili non ci sono. Se da una parte possono esserci degli aspetti positivi nella reale e fattiva collaborazione tra università e aziende, vedo negativamente l’ingresso obbligatorio dei privati nel massimo organo dirigenziale di istituzioni che dovrebbero essere pubbliche ed avere come scopo principale la formazione e la creazione di una sempre migliore offerta formative e didattica.

- DIRETTORE GENERALE AL POSTO DEL DIRETTORE AMMINISTRATIVO: il direttore generale avrà compiti di grande responsabilità e dovrà rispondere delle sue scelte, come un vero e proprio manager dell’ateneo.

Ulteriore accentramento e traferimento di poteri nelle mani di una sola persona invece che di organi collegiali elettivi. Un’altra cosa che piace molto a questo governo e molto meno a me.

- NUCLEO DI VALUTAZIONE D’ATENEO A MAGGIORANZA ESTERNA per garantire una valutazione oggettiva e imparziale.

Positivo, ma ricordate quella clausula “senza nuovi o maggiori oneri”? Si spera nel volontariato. Inoltre perché non se ne introduce uno solo, invece che di uno per ateneo?

- GLI STUDENTI VALUTERANNO I PROFESSORI e questa valutazione sarà determinante per l’attribuzione dei fondi dal Ministero.

Ovvero gli studenti con le proprie “autonome” valutazioni saranno in grado di determinare il merito dei professori e determinarne i finanziamenti ministeriali. Ora, non so se voi abbiate mai visto i risultati di queste valutazioni, ma personalmente trovo che siano positivamente correlate alla facilità con cui si passa l’esame.
Inoltre me lo immagino già “ragazzi, valutate serenamente il mio operato in questo laboratorio che se non otterrò una buona valutazione l’anno prossimo non sarà rifinanziato”. Ma uno, in quella maggioranza che sappia cos’è la teoria dei giochi o che non abbia preso gli studenti universitari per minorati mentali c’è?

- FUSIONI ATENEI: ci sarà la possibilità di unire o federare università vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, di norma in ambito regionale, per abbattere costi e aumentare la qualità di didattica e ricerca.
- RIDUZIONE DEI SETTORI scientifico-disciplinari, dagli attuali 370 alla metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore). No a micro-settori che danneggiano la circolazione delle idee e danno troppo potere a cordate ristrette.

Buona la diminuzione degli atenei, ma la norma pare enunciare la possibilità di farlo. Spero non sia questa la norma che prevede il taglio dei microatenei o delle micro-sedi universitarie…
Il secondo punto è ridicolo, non so se lo sapete ma i settori scientifico-disciplinari sono quei codici attribuiti ai diversi esami. Chi è stato una matricola si rende bene conto del fatto che non cambia niente, al massimo ci sono meno grattacapi per chi deve preparare i propri piani di studio in base a quei codici. Tutti noi sappiamo che si tratta di muri insormontabili per la circolazione delle idee.

- RIORGANIZZAZIONE INTERNA DEGLI ATENEI: riduzione molto forte delle facoltà che potranno essere al massimo 12 per ateneo.

Questa norma colpisce le grandi istituzioni universitarie come l’alma mater studiorum, che anche centralizzando i poli ha 16 differenti facoltà. Alla meglio si trasformerà con un forte accentramento delle facoltà ed il mantenimento delle diverse discipine come dipartimenti, ma sinceramente se lo scopo era la diminuzione delle facoltà con sedi distaccate sarebbe dovuta essere scritta in maniera MOLTO differente.

- RECLUTAMENTO DI GIOVANI STUDIOSI: introdotta l’abilitazione nazionale come condizione per l’accesso all’associazione e all’ ordinariato. L’abilitazione è attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità. I posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati. Tra i punti salienti: Commissioni di abilitazione nazionale autorevoli con membri italiani e, per la prima volta, anche stranieri; cadenza regolare annuale dell’abilitazione a professore, al fine di evitare lunghe attese e incertezze; distinzione tra reclutamento e progressione di carriera.

Sparisce la figura del ricercatore che fa della ricerca il proprio mestiere e diventa solo un passaggio obbligatorio per l’ingresso del mondo della didattica. Obbligo di concludere il proprio lavoro in 6 anni, eliminando di fatto la programmabilità di ricerche che richiedono periodi di lavoro più lunghi, ampliamento della figura del ricercatore a tempo determinato a tutti i ricercatori, dopo 6 anni dovranno sperare che l’università per cui hanno dedicato gli anni più produttivi della propria vita abbia bisogno di nuovi docenti o si dovranno trovare un altro lavoro in un ambito lavorativo in cui non hanno esperienza pregressa, a 30-31 anni.
Ma il bello deve ancora venire: il concorso nazionale, indetto senza lo stanziamento di nuovi o ulteriori fondi (anche se spero che Granata abbia fatto riformulare qui e non altrove in ulteriori) non stabilisce un ordine di merito, ma solo ed esclusivamente un abilitazione.
Infine tutti i nuovi posti da professore saranno assegnati non tramite un concorso tra gli abilitati ma solo ed esclusivamente tramite chiamata diretta, e la commissione delegata a chiamare sarà composta da 4 membri del dipartimento che ha richiesto il nuovo docente. Nessuna garanzia che al termine di sei anni di ricerca ci sarà un posto da associato disponibile ed anzi, evidenza che accadrà una cosa diversa.
Per placare la protesta dei ricercatori infatti la Gelmini cercò di promettere 9000 posti da docente associato per quest’anno saturando quindi la richiesta di nuovi docenti per i prossimi anni e soddisfacendo l’alta richiesta attuale determinata dal blocco delle assunzioni dovuta sia alle norme della 133 che dal progressivo taglio dei fondi per pagarli questi professori (fondi ulteriormente ridotti, ma poi son veniale se faccio notare che per la 133 sono già diminuiti del 25% in tre anni), il che ha il vantaggio di calmare la protesta dei ricercatori di oggi con un posto di lavoro mettendolo in culo ai ricercatori di domani introducendo di fatto un meccanismo di ingresso “a blocchi” ogni tot anni. Le abilitazioni ci sarebbero tutti gli anni, le assunzioni no, quindi bisogna essere fortunati e capitare nell’anno in cui assumono in blocco.

Per non datemi retta, secondo il governo io sono un propagandista, fuori corso che non studia.

- ACCESSO DI GIOVANI STUDIOSI: Il ddl introduce interventi volti a favorire la formazione e l’accesso dei giovani studiosi alla carriera accademica. Tra i punti salienti: revisione e semplificazione della struttura stipendiale del personale accademico per eliminare le penalizzazioni a danno dei docenti più giovani; revisione degli assegni di ricerca per introdurre maggiori tutele, con aumento degli importi; abolizione delle borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti; nuova normativa sulla docenza a contratto: riforma del reclutamento.

Alcune cose positive, come il divieto di effettuare troppe promozioni interne a danno dei ricercatori più giovani, ma anche qui un mixed bag. Faccio solo notare che l’eliminazione delle borse di studio per chi ha ottenuto un dottorato viene ricevuto come una cosa positiva e purtroppo su queste norme sono troppo pocon informato. Epoché.

- GESTIONE FINANZIARIA: Introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra Istruzione e Tesoro: i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario.

Positiva l’introduzione di uno standard di scrittura della contabilità economico-patrimoniale, negativa la valutazione degli atenei in base alla sola valutazione della gestione economica. Le università devono formare, non fare profitti e l’università di Siena è un esempio di come uccidere la formazione in caso di dissesto economico NON è la via migliore.

- VALUTAZIONE DEGLI ATENEI: Le risorse saranno trasferite dal ministero in base alla qualità della ricerca e della didattica. Fine della distribuzione dei fondi a pioggia. Obbligo di accreditamento, quindi di verifica da parte del ministero di tutti i corsi e sedi distaccate per evitare quelli non necessari e valutazione dell’efficienza dei risultati da parte dell’Anvur.

Positivo per la qualità, ma avrei introdotto la valutazione per ateneo e non per dipartimento. In ogni caso sappiate che questo significa una cosa, ovvero che chi vuole una buona formazione deve essere disposto ad andare fuori sede. Non è una valutazione negativa, ma è un passaggio logico che a molti sfugge e che comunque già oggi è valido.

- OBBLIGO PRESENZA DOCENTI A LEZIONE: avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione. Questo per evitare che si riproponga senza una soluzione il problema delle assenze dei professori negli atenei. Viene per la prima volta stabilito inoltre un riferimento uniforme per l’impegno dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio.

Positivo il fatto che le cattedre gestite dagli assistenti non saranno più remunerate ai docenti, ma attualmente 1/3 della didattica è basata sul volontariato dei ricercatori, ed invece di pagare i ricercatori per un lavoro che è contrattualmente extra rispetto al loro si sceglie di non pagarlo e basta. Secondo voi quale sarà l’effetto?
Ecco, questo è quello che succede quando fai una riforma senza soldi, distruggi la didattica

- SCATTI STIPENDIALI SOLO AI PROFESSORI MIGLIORI. Si rafforzano le misure annunciate nel DM 180 in tema di valutazione dell’attività di ricerca dei docenti. In caso di valutazione negativa si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi.

Positivo nel caso in cui fosse come scritto nella frase di cui sopra. Purtroppo non conosco le modalità previste quindi non do un giudizio finale

- DIRITTO ALLO STUDIO E AIUTI AGLI STUDENTI MERITEVOLI Delega al governo per riformare organicamente la legge 390/1991, in accordo con le Regioni per spostare il sostegno direttamente agli studenti per favorire accesso agli studi universitari e mobilità. Inoltre sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore.
L’arte della mistificazione allo stato puro. Il diritto allo studio vede i propri fondi tagliati del 90%, eliminando la possibilità di erogare borse di studio che attualmente vengono date a chi ha SIA un reddito basso che un rendimento scolastico buono.

In pratica il diritto allo studio che conosciamo noi e che viene enunciato dall’articolo 34 della costituzione viene cancellato, sostituito da un prestito. Per studiare ci si dovrà indebitare con lo stato ed i soldi che lo stato ti dà oggi per studiare glieli dovrai ridare tutti e con gli interessi (bassi però) a prescindere dal fatto che tu ti sia laureato in tempo con il massimo dei voti. Devi ridarli e basta, mica come negli altri paesi (eg: Olanda) in cui i soldi che ti vengono prestati ti sono richiesti solo se non riesci ad arrivare alla laurea entro un determinato periodo.
Se sei povero per studiare dovrai indebitarti, mica esiste il diritto positivo a ricevere una educazione di alto livello se sei meritevole. Però indebitati con lo stato, ha un buon tasso d’interesse.
Ma a me che me ne frega d’altronde, io i soldi ce li ho, meno concorrenza e soprattutto meno concorrenza di qualità, un bel ripianamento verso il basso che mi pone in buona luce, nevvero?

- MOBILITA’ DEL PERSONALE Sarà favorita la mobilità all’interno degli atenei, perché un sistema senza mobilità interna non è un sistema moderno e dinamico. Possibilità per chi lavora in università di prendere 5 anni di aspettativa per andare nel privato senza perdere il posto.

Positivo per quello che mi riesce di immaginare.

Una valutazione personale: fare il ricercatore era una prospettiva che mi allettava, ora ho la certezza che non mi andrei mai e poi mai ad impelagare in un sistema del genere. Non tanto per l’abilitazione nazionale, sono certo che se rientrerei nei posti di ricercatore non mi spaventerebbe l’idea di passare un’abilitazione nazionale, quanto l’effettivo salto nel buio di investire sei dei miei migliori anni in un progetto di cui è impossibile calcolare la probabilità di rientrare in qualche modo nell’investimento.
A questo punto persino l’accenture diventa una prospettiva sicuramente migliore.

1 Response to Analisi della “riforma” dell’Università

Avatar

simone

December 2nd, 2010 at 00:33

grazie…. finalmente un parere vero e obbiettivo

Comment Form

Get Adobe Flash player