October 16, 2009 | In: Social, Uncategorized

L’Abruzzo ferito

Questa domenica sono stato per la prima volta a l’Aquila dopo che, lo scorso 6 aprile, il terremoto ha distrutto per sempre un intero comprensorio per come lo conoscevamo.
E’ stata una visita shockante, certe immagini, trasmesse all’infinito nei primi giorni dopo il sisma hanno un effetto completamente diverso se viste in prima persona. Palazzi scesi di un piano nell’arco di pochi secondi insieme a tutti gli inquilini che in quel momento stavano dormendo. Palazzi nuovi costruiti al massimo venti anni fa, alle volte interi quartieri di palazzi nuovi, danneggiati, laddove non distrutti, al di là di ogni possibile recupero.
I danni hanno portato alla luce una delle cause che hanno creato più dolore: una politica edilizia criminale, frutto di una collusione tra interessi privati dei costruttori e di una classe politica e di tecnici pubblici completamente privi di un qualsiasi senso civico.

Al terrore del boato e del terremoto si sostituisce il dramma del dover trovare una nuova casa, un nuovo lavoro, una nuova vita.

Adesso che l’estate è terminata definitivamente, con un crollo delle temperature e la comparsa delle prime nevi sulle pendici dei nostri monti. I problemi della prima fase di ricostruzione stanno iniziando ad emergere. Seimila persone vivono ancora in tenda, esposti al gelo delle notti aquilane, spesso anche per una combinazione di cause e di necessità che neppure la migliore ricostruzione post-disastro che la storia italiana ricordi è riuscita a risolvere completamente.
Erano il doppio quando fu promesso che le tendopoli sarebbero state smontate per la fine di settembre. Siamo a metà Ottobre e sotto le tende dormono ancora in seimila. Per molti Italiani questo risultato sembrerà già un risultato incredibile e forse lo è, contando che ci troviamo in Italia e che c’è gente che oggi vive ancora nei container dei terremoti del 1997 in Umbria e Marche, ma per chi ha visto quei campi sono comunue seimila persone che stanno passando un inferno ghiacciato non per loro piacere o per far fare brutta figura all’esecutivo, ma perché è l’unica possibilità che hanno.

Per un pastore senza auto andare in albergo sulla costa significa perdere il proprio lavoro e parte della propria vita attraverso la morte del proprio bestiame. Chi non è mai venuto a contatto con la campagna probabilmente non ripromesso che le tendopoli sarebbero state smontate per la fine di settembre. Siamo a metà Ottobre e sotto le tende dormono ancora in seimila. Per molti Italiani questo risultato sembrerà già un risultato incredibile e forse lo è, contando che ci troviamo in Italia e che c’è gente che oggi vive ancora nei couscirà a a capirlo.

Fatto sta che dopo questo domenica, ho una nuova comprensione della ferita che il nostro abruzzo ha subito.

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